santorini

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sabato 1 giugno 2013

alone.

scrivere mi ha sempre aiutato. ho sempre pensato così. fin da piccola usavo carta e penna. oggi ho il mac sul letto, bollente. forse scrivo nella speranza che mi dia un sollievo. non riesco a pensare se l'idea è quella di ricevere sensazioni dal pc come dalla carta. non riesco a riflettere su nulla che non sia la solitudine. quanto pesa nella vita di ognuno? quando si fa viva, si combatte, si convive, come si sopravvive? sembra di morire dentro. sembra di non avere motivi per sorridere. sembra di vivere in un continuo rincorrere le persone, cercarle, aiutarle, interessarsi, convincerle a trovare uno scopo, un motivo per trascorrere del tempo, insieme. stasera mi arrendo. non mi va di rincorrere, cercare, convincere. mi andrebbe di ascoltare un invito sincero e non perché c'è un evento, una serata. 

non ho mai capito come funzionano i rapporti. quanto sono incentrati su se stessi gli individui di ogni gruppo? quanto conoscono dei presunti o veri amici? quanto scoprono le proprie carte? a quale livello di conoscenza si arriva tra due persone che si sorridono, brindano, si frequentano? riflettere su quanto sono sinceri o diversi gli altri è complicato ma non come farlo su se stessi. mi chiedo anche se sono vera, perché non lo sono stata, perché con alcune persone non riesco ad essere me stessa, perché dopo chiacchierate intime mi ritrovo ad essere limpida e poi di nuovo un muro di vetro davanti? spesso mi chiedo per quale ragione mi accorgo della sincerità altrui. credo sia un problema. aver fiuto per le facciate, per le frasi di pura apparenza, della distrazione, del fingere. sono ossessionata. non dico non ci siano persone che apprezzerei. il problema è proprio che fa male non avvicinarsi. stanca. molto. alone. 

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