santorini

santorini

mercoledì 11 dicembre 2013

Sai cosa vuoi?

mi stupisco sempre delle persone che hanno le idee chiare, che sanno, che fanno ciò che vogliono.
finisco per chiedermi come faccio a sapere cosa vorrò fare nella vita? come si arriva alla consapevolezza di ciò che si vuol fare?

so poche cose, le custodisco e mi rendono felice di avere almeno qualche tassello di consapevolezza che mi condurrà a ciò che mi piacerà fare.

so che mi piace il contatto informale con le persone, mirato ad uno scopo (vendita, pubblicità) o meno (pura conoscenza, conversazione, colloqui individualizzati);

so che mi sento a mio agio ad avere un ruolo che non comporti per forza il dover andare nello stesso posto tutti i giorni e alla stessa ora. odio la routine, il dover "timbrare il cartellino";

so che mi piace ascoltare le persone.

probabilmente so poche cose perchè non mi son messa alla prova. spesso se la prova non la impongo io non partecipo. se non sento parità nel gruppo non intervengo.

domenica 3 novembre 2013

una qualsiasi domenica autunnale

c'è il sole. anche il trentino autunnale si degna di far trasparire raggi. i'm happy. ho assaggiato una tisana che sembra abbia un effetto "drogante" sul mio sonno...la definirei la tisan-nifero. la mia amica G. me l'ha portata qualche sera fa. ultimamente ho avuto il sonno abbastanza travagliato, per giorni ho dormito poche ore. con questa tisan-nifero mi sono sentita come drogata di sonno, di serenità. sembra di esser tornata bambina, con una tranquillità e quella dolcezza e abbondanza proprie della fanciullezza, del dolce risveglio e dei muscoli intorpiditi. sono felice di aver ritrovato il sonno anche se dubito di poterla bere questa sera. domattina e dopodomani ancora non potrò svegliarmi alle 11 come la tisan-nifero fa fare. sono felice di non essermi abbuffata di cibo nè di non aver dormito, sono felice di non sentirmi sola. Grey's anatomy aiuta e anche il risotto alla zucca col tè verde, venuto buonissimo. però tra poco mi metterò a leggere un articolo per la tesi, il primo pezzettino della mia tesi e spero tantissimo di non fermarmi, di non farmi prendere dalla noia, di non farmi venire l'abbiocco. dovrò vincere. è per me. è per la mia tesi. è per la mia voglia di arrivare a marzo e laurearmi. e ce la farò. oh si.

martedì 29 ottobre 2013

sai cosa vuol dire farsi del male?

forse si, ma il più delle volte non conosci il motivo per cui lo fai. i sensi di colpa. sono bestie dentro che ti assalgono, che non fanno altro che annebbiarti. la tosse è il sintomo di un male interiore, che si nasconde, che resta al buio ma ti osserva e tu non lo sai. il cibo è innocente e viene divorato con assuefazione, solitudine e rabbia, senza una tovaglia, senza il tovagliolo nè un tavolo d'appoggio. i dolori alla pancia sono la conseguenza di una tristezza grassa. trattare male lui per punire ulteriormente te. avere il piombo in pancia e la voglia di aprirti in due, un taglietto che faccia uscire tutto ciò che non doveva entrare. e che non sei capace di far uscire.
quanto male ti fai, ma perchè?
punire per ricordare, per non sentire, per allontanarsi. faccio pensieri strani, legati al cibo, spesso. "mangio cereali, te verde e fondente per tutta la vita, così non cucino più". se un dietologo e uno psicologo la analizzassero insieme, questa frase sarebbe il chiaro segno di un'eliminazione. della vita. del latte, paterno nel mio caso. della carne, della pasta, del gas perché cucinare era voler stare insieme, farlo o gustarlo insieme.
era è una parola diventata di uso comune, forse più di oggi.
non riesco a dimenticare, a superare, a vivere un futuro che non sia un tormento.
il presente corre veloce come se non fossi io in sella ma dietro legata da una corda rovinata.
il passato rivive in un presente che non trova spazio per esprimersi, modo per farsi ascoltare o per parlarne. con chi? hai una maschera su che non è la tua vita e nessuno ti conosce per quella che non hai voluto mostrare. ti sei impegnata a stressarti, a metterti alle strette, così tanto che fatichi a respirare li tra quelle mura della calma, del sorriso che dentro non hai.
ed ora sei dura. di pelle, di nervi, di testa, di umore. puoi esserlo quando sei sola.
ed ora sei finta. di sorrisi, di discorsi, di progetti, di interessi. ed ora sei quello che gli altri si aspettano, quello che li hai abituati a vedere, quelli a cui li hai convinti tu appartenga.
cosa vuoi diventare? chi?

vorrei potermi dire che la pancia si sgonfierà, ammorbidirà e smetterà di fare male.
vorrei potermi dire che il collo diventerà docile e meno teso e smetterà di fare male.
vorrei potermi dire che riuscirò a controllare le mie regolarità alimentari e smetteranno di sgretolarmi.
vorrei potermi dire che mi rivolgerò ad uno psicologo e smetterò di dirlo soltanto.
vorrei potermi dire che smetterò di allontanare chi mi ama e smetterò di non farmi capire.
vorrei potermi dire che smetterò di farmi del male.

venerdì 25 ottobre 2013

insonnia, parte due.

Sono quasi le quattro e sono sveglia, senza sonno, guardo Grey's Anatomy e l'unico fastidio è un bruciore di stomaco dovuto al fondente mangiato qualche ora fa, o forse per il vino rosso bevuto a cena, o forse quei tiri di sigaretta mentre aspettavo il bollore dell'acqua, o probabilmente il nervoso per la tisana al finocchietto che ho poi rovesciato sul letto.

La solitudine.
A venticinque anni so di aver provato la solitudine, come il finocchietto selvatico calabrese che galleggiava nella tazza prima che si rovesciasse in un letto in trentino. Sapeva che sarebbe finito al freddo e così lontano dalla sua solita vita quando è stato raccolto ? Sapeva che sarebbe sfuggito al caldo torrido, al sole fumante, al profumo di fichi d'india maturi, alla salsedine e al suo dialetto ?


giovedì 24 ottobre 2013

Per rimediare.

Sono le due. Anche questa notte è complicato prendere sonno. Forse la cosa più complicata è farmi smettere. Smettere di guardare Grey's Anatomy, smettere di sentirmi sola così da non guardare Grey's Anatomy per rimediare. Smettere di farmi del male. Smettere di non ascoltarmi così da non farmi del male. Quattro giorni fa son rimasta sveglia fino alle sei. Ieri fino alle tre. Tra pochi minuti arriveranno le due. Magari tra quattro giorni mi riaddormenterò ad un orario decente. 

Odio stare sola. Odio la solitudine e allo stesso tempo odio il fatto di stare troppo vicina a qualcuno. Non vale per lui, non parlo della mia metà. Lui lo amo. Penso alla mia famiglia. Odio la solitudine eppure mi sono trasferita a ottocento chilometri da casa loro. In meno di un semestre non consideravo "casa mia" il luogo in cui ho vissuto per ventitrè anni. Forse non la consideravo tale già da un pò. 

Questa sera avrei potuto chiamare mio padre. Non l'ho fatto. Avrebbe potuto rispondermi, era libero dal lavoro. Non ho telefonato. A volte le uniche parole che vorrei dirgli sono quelle che non dico, che non dirò, che non gli dice nessuno, che forse nemmeno si merita più. Sono passati anni e sono ancora così arrabbiata. Ha rovinato tutto. Forse ha anche fatto qualcosa per rimediare, forse si sta impegnando anche adesso, ma non riesco a vedere i suoi sforzi. Accecata dalla rabbia, si dice così ed ora so cosa vuol dire. Vorrei poter accorgermi delle piccolezze, dei grandi gesti, delle dimostrazioni, potrei cercare di comprenderlo, se solo vedessi, sentissi. 

mercoledì 9 ottobre 2013

Scrivere una tesi di laurea

Ho bisogno di scrivere perchè sono abbastanza in crisi. Il motivo sta un pò nel titolo, che giusto sarebbe Scrivere una tesi di laurea che ti interessi. Non voglio generalizzare, scrivo della mia situazione senza la presunzione che questo sia comune a qualsiasi studente.
Purtroppo non dipende da me cosa scrivere o, partiamo dal principio, se scrivere.

-Perchè scrivere una tesi? A chi servirà? Che utilità avrà per il mondo, ma prima ancora per me?
Forse ci sono mille e più motivi, ma non ne trovo uno sensato al momento.
L'unico che abbia senso che mi viene in mente è che per laurearmi a marzo devo aver scritto la tesi. Quindi, superato questo primo scoglio, procediamo.

-Cosa scrivere? La verità della mia situazione è che lo studente è abbandonato a se stesso, obbligato subdolamente a lavorare su una ricerca che non gli interessa davvero, o a sentirsi una nullità se sceglie una tesi bibliografica e non la super tesi scientifica con 9 mesi di lavoro su. Farà i soldi lo studente con questa tesi? Caratterizzerà il suo percorso lavorativo? L'unica risposta che mi viene in mente è cosa mi importa davvero? Detto sinceramente, non me ne frega una cippa di dimostrare qualcosa dopo aver creato un'ipotesi, di fare una tesi che abbia alle spalle una mega ricerca che non capirà nessuno, che non leggerà nessuno oltre a me (controvoglia) e al relatore (perchè ci mette la firma). La pura verità è che, se non si era capito, farei anche a meno di scriverla.

Ho due strade da poter percorrere.

1. Tesi sulla Dipendenza da Lavoro. Mi interessa come argomento e non mi ammazza l'umore il solo pensiero di avvicinarmi all'argomento. L'idea è nata a me in questo caso e ne ho parlato il prof F dove F è sì l'iniziale del suo cognome, ma la utilizzo sopratutto per descrivere la sua freddezza. È un uomo di cultura, gelida cultura organizzativa. Si è interessato all'argomento, non si capisce se e quanto ancora gli interessi, ed ha pubblicato in merito. Quando sono andata a parlargli mi ha consigliato di puntare alla tesi scientifica, ma siccome in genere ci vogliono 9 mesi con lui per farne una del genere, e da metà ottobre a febbraio son 4 mesi e mezzo comprensivi di festività, mi ha consigliato di tenere ben presente un piano B (tesi bibliografica) ed uno C (una tesi di ricerca qualitativa). Ora, caro prof F lei si rende conto che i piani non coincidono poi tanto? Mettiamo io inizi a scrivere una tesi tentando di fare una roba scientifica e poi magicamente mi accorga di non stare nei tempi, getterò tranquillamente i due mesi nel cesso e ne scriverò una bibliografica?
Il mio dilemma, quindi, è rimasto su due piani. Piano B e piano C. 
Cosa sarebbe meglio fare? Bibliografica sulla dipendenza o ci creiamo un questionario, un'intervista? Ma a chi la sottoponiamo? Caro prof F ha intenzione di darmi una mano almeno con i soggetti a cui rivolgermi o, come si dice dalle mie parti, m'aggia chiagnere ij ?

2. Tesi sulle Madri Lavoratrici. L'argomento, senza offendere nessuno, mi fa cagare. L'unico motivo per cui ho contattato la prof in questione è che mi sembrava meno fredda del prof F ma non è questo che mi ha risollevato il morale. Anzi, la prof in questione ha vari punti a suo svantaggio: 1.continua a ripetere che lei non è del mio campo, che non si occupa di psicologia del lavoro. Peccato le abbiano dato una cattedra e guarda caso il suo esame era obbligatorio per il mio corso di laurea. 2.non ha tempo (probabilmente voglia) di seguirmi a pieno perchè ha altri tesisti. 3.non ha idee nè consigli e quindi mi segue a patto che io trovi un buon progetto di tesi ed un tirocinio. Diciamo che mi segue non è il modo adatto per spiegare la cosa, cara prof. Avrebbe dovuto dire ti firmerò la tesi, forse la leggerò.

Una mini speranza ce l'ho con un'altra prof, la S, che però mi ha risposto secca alla email dicendo che può offrirmi una tesi bibliografica (max 5 punti). Mi ha risposto il giorno 3. Sei giorni in cui l'ho ignorata. Sarà stata la freddezza di una mail con una firma automatica  della serie inviata da iphone, o le due righe e mezzo, o il non dirmi nemmeno che proposte ha da darmi.
Però adesso, proprio adesso, mi son fermata a riflettere. L'ho fatto. Ho inviato una mail proprio alla S, per dirle che il mio obiettivo è laurearmi a marzo e non oltre, e che, visti i tempi, sono propensa alla tesi bibliografica. Mi sento un pò più leggera.. tra i tanti motivi c'è da sottolineare che lei si occupa di Sicurezza nei luoghi di lavoro. Il tirocinio è in un ufficio che ho scelto si occupa di Prevenzione e Sicurezza nei luoghi di lavoro, il direttore mi ha detto mi daranno del materiale da studiare. Posso unire la cosa e beccare due piccioni con una fava.

Non sto qui ad elencare tutti gli altri prof che ho contattato e che mi hanno rifiutato o fatto perdere settimane dietro alle tare mentali (parlo del prof P. un emerito decelebrato)

Sono o non sono situazioni che ti spingono a pensare che stai facendo un qualcosa di inutile?

Ho trovato un video su yt che mi ha fatto sorridere e tranquillizzare.. lo voglio inserire qui così da riguardarlo ogni volta che ne sento il bisogno.

venerdì 27 settembre 2013

la mia menomazione, ho scoperto in questi giorni, è la carta. senza pezzetti da scrivere le mie giornate trascorrono senza un motivo, vanno avanti e si consumano, passano alla successiva senza che io abbia concluso nulla. senza una lista di cose da fare posso pensare di dover inviare una mail ma non inviarla, posso pensare di informarmi per il tirocinio da cominciare ma passarono gli anni e lei non lo fece.
mi vergogno un pò del mio problema e probabilmente non l'ho mai confessato a nessuno perchè non c'avevo realmente riflettuto, non volevo ammettere questa mancanza. 
è grave. è irritante e deprimente. è un difetto di fabbrica.

poi ci penso e mi dico. ok, lo sai che è cosi. quindi perchè non fai una lista? Già, perchè non iniziare con una lista delle cose da fare domani, con un elenco delle cose che vorrei fare un domani, con qualsiasi cosa scritta che so mi aiuterebbe a smuovermi dal pantano in cui sono, in cui mi cullo.
esistono altre persone con un problema del genere ? 
il sentirsi bloccati. il pensare ma non riflettere. la mancanza di tempo o voglia di analizzare questi benedetti pensieri che ci sono, perchè ci sono e numerosi, e forse anche troppi tanto che non riescono a star zitti un attimo, ad acquietarsi per permettermi di gestirli. 

dovrei tenere un diario da curare ogni giorno: cosa hai mangiato oggi ? hai fatto un pò di sport ? quante ore sei rimasta sdraiata ? ti sei lavata i capelli ? hai portato a termine la lista di cose da fare per questa giornata e per domani ? cosa hai concluso delle cose della lista che ti eri prefissata ? hai studiato ? cercato un tirocinio ? quando inizierà ? cosa vuoi fare da grande ? 

quali sono i tuoi obiettivi ?